L’8 marzo viene celebrato, non festeggiato (ricordatelo è importante!), in tutto il mondo come “La Giornata Internazionale della Donna”. Il denominativo di festa è un’anomalia tutta italiana.
Le sue origini sono socialiste con un chiaro riferimento alle battaglie di cui le donne furono protagoniste agli inizi del Novecento. Portava con sé un potente significato sociale e politico di opposizione al potere maschilista e patriarcale. Significato via via perduto nel corso degli anni, soprattutto in Italia, dove, ahimè, è diventata una ridicola e stucchevole liturgia a cadenza annuale in cui le donne vengono omaggiate con fiori e cioccolatini, spogliarelli maschili e parate di allupate che scimmiottano modalità predatorie maschili.
Scrivere dell’8 marzo mi inquieta, mi innervosisce e mi umilia, vivendo in un paese che non ha la minima considerazione per il mio sesso e dove i miei diritti e le parità sono continuamente calpestati e ignorati: sulla carta, sui salari, nei fatti. Mi rende davvero difficile scriverne ma lo ritengo necessario. Non sono le mimose o lo sconto del 20% che voglio, è il riconoscimento di essere uguale, né più né meno, a un uomo! In ufficio, a casa, per strada, in un locale, in generale!
Le origini dell’8 Marzo Giornata Internazionale della Donna
Si iniziò a parlare di Giornata Internazionale delle Donna durante il congresso socialista del 1907, a cui parteciparono i più importanti esponenti del marxismo dell’epoca: Lenin e Rosa Luxemburg per citarne alcuni; se ne continuò a parlare nel 1909 negli Stati Uniti, con le prime proposte militanti anticapitaliste del partito socialista americano (Women’s Day) ma fu la Russia il vero propulsore dell’8 marzo, precisamente nel 1917, quando le donne di San Pietroburgo dichiararono sciopero e organizzarono un’enorme manifestazione per chiedere la fine della guerra e ottenere il ritorno dei propri uomini in patria. Quella memorabile giornata ebbe un effetto esplosivo e innescò una reazione di eventi a catena che portarono alla Rivoluzione Russa e alla caduta dello Zar.
L’8 marzo divenne da quel momento la Giornata Internazionale dell’Operaia, fino al 1975 quando l’ONU la tramutò nella Giornata Internazionale della Donna.
Le origini storiche, sociali e politiche di questa ricorrenza si sono perse nel tempo, sostituite da versioni più fantasiose, stucchevoli e meno “rosse” (comuniste). La più diffusa è quella sul famoso incendio nella fabbrica newyorkese Triangle in cui persero la vita 123 operaie. Fatto avvenuto realmente ma non l’8, bensì il 25 marzo 1911.
Nel nostro paese i primi tentativi di introdurre una celebrazione dedicata alle battaglie e ai diritti femministi risalgono al 1922 ma, solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, venne realmente segnata sul calendario e commemorata come giornata dedicata alle donne e ai loro diritti e battaglie. A chiederne l’introduzione fu l’UDI (Unione Donne in Italia), formato da militanti del PCI, del PSI, del Partito d’Azione e della Sinistra Cristiana. La prima volta che venne celebrata fu l’8 marzo del 1946.
Oggi è una nenia di auguri, regali, frasi fatte. In un paese dove, nel solo 2020, sono morte ben 91 donne per mano di chi affermava di amarle è un’ipocrisia intollerabile. Discriminazioni, abusi, molestie, omicidi e violenze sono all’ordine del secondo. Le mimose, che tanto si ama regalare è bene sapere che rappresentano un fiore, apparentemente delicato ma, in realtà, forte e resistente, che cresce su terreni difficili. Negli anni ’50 ritenuto simbolo di disordine pubblico e distribuito dalle militanti che puntualmente venivano denunciate per occupazione di suolo pubblico. Fino all’8 marzo 1972 quando a Roma, precisamente in piazza Campo de’ Fiori, si tenne la famosa manifestazione femminista in cui Jane Fonda lesse un discorso di fronte alla polizia pronta a intervenire. I cartelli delle manifestati chiedevano la legalizzazione dell’aborto e la liberalizzazione dell’omosessualità. Temi tutt’ora in auge.
2021: il diritto all’aborto, di cui sopra, è in discussione, l’omosessualità, lassamo stà’, dicono da queste parti. Quindi cosa dobbiamo festeggiare veramente? Al massimo dobbiamo ricordarci da quali principi è nata questa “festa” e batterci, gridare e portare avanti battaglie mai concluse e mai vinte. Un giorno, forse, potremo sederci di fianco a un nostro simile uomo come pari.
Mi viene in mente una frase che molti amano citare e che sinceramente detesto, la trovo intrisa di tutto quel patriarcato che mi manda il sangue al cervello: “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, a casa mia il grande uomo la donna se la tiene di fianco e non dietro.
Buon 8 marzo a tutte.