Logo nameless una tendenza sempre più diffusa. Da dove nasce, quando, come e perché si sta diffondendo.
Il nameless non è esattamente una novità ma solo negli ultimi anni si sta diffondendo a macchia d’olio. Uno stile sempre più in voga ma che non si adatta a tutti. Se una nota azienda può permettersi di usarlo infatti, lo stesso discorso potrebbe non adattarsi a un nuovo prodotto, un nuovo brand o a uno un po’ datato, che non ha subito evoluzioni significative negli anni.
Logo nameless: in principio fu la Apple
Correva l’anno 1977, la Apple non aveva bisogno del logotipo, le bastava la celebre mela. Nel tempo il logo Apple ha subito varie evoluzioni estetiche, sempre sul pezzo, in perfetta sintonia nel contesto dei tempi. A seguire a ruota la Nike, che piano piano ha abbandonato il logotipo, riuscendo a sostituirlo con successo solo con il celebre Swoosh.
Anche la Adidas tentò nel 2014 la registrazione del logo nameless delle tre strisce, ma il successo non è arrivato, a causa di una sentenza recentissima che ha stabilito il segno non distintivo: “Costituiscono un marchio figurativo ordinario e non hanno un carattere distintivo”, questa l’irrevocabile sentenza stabilita dal Tribunale dell’Unione Europea, dopo il ricorso di un’azienda belga, la Shoe Branding Europe, all’ufficio della UE per la proprietà intellettuale (Euipo). Ottenendo così la cancellazione del famoso marchio.
Chi ce l’ha fatta e chi non può farcela
Tornando però alla lista delle aziende che invece ce l’hanno fatta, troviamo la Shell, passata al nameless nel 1999. Esattamente dieci anni prima della Shell, venne fatto un tentativo inverso: la nota catena americana di discount Target, nel 1989 eliminò temporaneamente il suo pittogramma, per presentarsi sul mercato solo con il logotipo. Il bersaglio rosso e bianco tuttavia, era così conosciuto che ricomparve inevitabilmente nel 2006, questa volta facendo definitivamente fuori il testo. Anche Target passava ufficialmente al nameless.
Un ulteriore esempio ce lo fornisce la notissima catena di fast food McDonald’s, che ormai da anni può permettersi il lusso di utilizzare solo i celebri archi gialli. A proposito di food e beverage, anche la Starbucks, si è separata definitivamente dal logotipo nel 2011, conservando solo la famosa sirena. Fanalino di coda troviamo Mastercard, il grande salto solo nel 2019, grazie allo studio londinese Pentagram e a Michael Bierut.
Come però accennavo all’inizio del post, non tutte le aziende possono usufruire di questa tendenza: immaginiamo il logo della Levi’s senza Levi’s o il logo Burger King, senza Burger King, sarebbero irriconoscibili, inutilizzabili e incomprensibili.
Tutta colpa dei social networks
I social networks e le mobile/web app hanno aiutato molto la divulgazione di questo stile grafico ed ecco perché negli ultimi anni, sempre più aziende, si sono spinte verso questa evoluzione. La necessità di racchiudersi in un’iconcina su un dispositivo digitale o all’interno di una profile pic di un social network, sembra essere ormai essenziale ai fini di una buona comunicazione visiva. E tu? La tua azienda può osare tanto? Forse sarebbe arrivato il momento di scoprirlo.