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UI design: cosa ho imparato lavorando con designer coreani

UI design: cosa ho imparato lavorando con designer coreani

UI design in Corea del Sud

Lavorare come UI designer significa immergersi in un mondo in cui estetica e funzionalità devono convivere, ma ciò che ho scoperto collaborando con il mio team coreano è che il modo in cui affrontiamo il design dell’interfaccia riflette profondamente la nostra cultura di appartenenza. Durante un progetto condiviso con designer coreani, ho vissuto in prima persona queste differenze, scoprendo quanto possano arricchire il processo creativo.

UI design: un tuffo nei colori e nei dettagli

Ricordo la prima volta che ho esaminato un’app progettata dal mio team coreano. Ero affascinata dal loro uso dei colori: interfacce vibranti, pulsanti animati e microinterazioni ovunque. La mia reazione iniziale? Confusione. Abituata al minimalismo occidentale, mi sono chiesta: Non sarà eccessivo?

Poi, un collega coreano mi ha mostrato un prototipo in azione, spiegandomi come ogni elemento fosse pensato per catturare l’attenzione e guidare l’utente attraverso l’interfaccia. Mi ha detto con entusiasmo: “Vogliamo che gli utenti si divertano mentre usano l’app, che sentano di interagire con qualcosa di vivo.” In quel momento, mi sono resa conto che, per loro, il design dell’app non era solo una questione di efficienza, ma di creare un legame emotivo con l’utente.

UI design e la gestione delle informazioni: un affare di precisione

Un altro episodio che mi ha colpito riguarda l’organizzazione dell’informazione. Durante una sessione di revisione, ho suggerito di nascondere alcune opzioni dietro un menu secondario, come facciamo spesso in Occidente per semplificare l’interfaccia. La risposta del team coreano è stata diretta: “Perché complicare l’accesso? Gli utenti vogliono tutto a portata di mano.”

Lì ho capito quanto fosse diversa la nostra mentalità. In Occidente siamo ossessionati dalla pulizia visiva, anche a costo di rendere più difficile trovare certe opzioni. In Corea, invece, si punta a una chiarezza immediata, anche se questo significa presentare molte informazioni in una sola schermata. Ho imparato a rispettare questa filosofia, capendo che non si tratta di “sovraffollare”, ma di ottimizzare ogni spazio disponibile per chi usa il prodotto.

Il perfezionismo nei dettagli nel UI design

Un episodio che non dimenticherò mai riguarda un’icona. Stavo collaborando con il mio team su un’app di e-commerce e mi è stato chiesto di rivedere il design di un’icona per il carrello. Ho pensato che fosse un lavoro da 30 minuti al massimo. Due settimane e dieci iterazioni dopo, stavamo ancora lavorando sull’icona.

Mi ricordo di aver chiesto a un collega perché dedicassimo così tanto tempo a un dettaglio così piccolo. La sua risposta mi ha aperto gli occhi: “Ogni elemento parla del brand e dell’esperienza che vogliamo trasmettere. Anche un’icona può fare la differenza.” Quell’attenzione maniacale ai dettagli mi ha insegnato qualcosa di prezioso: la bellezza di un design non è solo nella sua funzionalità, ma nella cura con cui ogni parte viene creata.

Set di icone app Corea del Sud

Le icone di NAVER sono semplici ma molto più coinvolgenti delle nostre: brandizzate e personalizzate per creare un legame emozionale con l’utente.

L’importanza di un design mobile-first in Corea

Durante un’altra collaborazione, ho scoperto quanto la Corea fosse avanti nel design mobile. Lavoravo a una soluzione responsive e mi aspettavo di adattare il design desktop al mobile. Quando ho proposto la mia idea, il team mi ha guardato con perplessità: “Ma perché partire dal desktop? Gli utenti qui fanno tutto dallo smartphone.”

Quella frase mi ha fatto riflettere. In Occidente parliamo molto di mobile-first, ma spesso è solo un concetto. In Corea, invece, è una necessità concreta. Progettare per il mobile non significa semplicemente ridimensionare, ma ripensare completamente l’esperienza. Da allora, ogni volta che inizio un progetto, mi chiedo: Come si sentirà l’utente mentre tiene il dispositivo in mano?

Smartphone, simbolo di un design mobile-first

La cultura e la creatività nel UI design

Forse l’aspetto più sorprendente di questa esperienza è stato notare come la cultura influenzi l’approccio alla creatività. Noi designer occidentali siamo spesso incoraggiati a rompere gli schemi e cercare soluzioni innovative, anche rischiose. In Corea, invece, ho percepito un focus sulla perfezione e sull’ottimizzazione. Non era tanto una questione di inventare qualcosa di nuovo, ma di portare al massimo livello ciò che già esiste.

Un ricordo personale: durante una pausa, un collega mi ha mostrato l’app su cui stavamo lavorando, confrontandola con una versione precedente. “Vedi questa transizione?” mi ha chiesto, mostrandomi un’animazione quasi impercettibile. “Ci abbiamo lavorato tre giorni per renderla fluida al millisecondo.” In quel momento ho capito che il loro concetto di creatività non riguardava l’idea rivoluzionaria, ma il continuo perfezionamento.

Cosa ho imparato dal design coreano

Lavorare con il mio team è stata un’esperienza che ha cambiato il mio modo di vedere il design. Mi ha insegnato che ciò che per me può sembrare “troppo” è, in realtà, un approccio culturale per avvicinare gli utenti alla tecnologia, rendendola parte della loro vita quotidiana. Allo stesso tempo, ho capito che il minimalismo occidentale può essere arricchito da dettagli che creano emozione.

Queste differenze non sono barriere, ma opportunità per crescere come designer e come persona. E ogni volta che apro un’app, mi chiedo: E se avessi mescolato un po’ di quel colore e vitalità coreana con il mio approccio minimalista? Forse è proprio lì che si nasconde la magia del design.

Per una comprensione più profonda di come il design possa influenzare l’esperienza utente, ti consiglio di leggere The Design of Everyday Things di Don Norman.