È circa un mese che smanio per scrivere questo post. Lo faccio? Non lo faccio? E che cavolo sì lo faccio! Perché le sponsorizzazioni della nota marca di assorbenti Nuvenia continuano a popolare le nostre bacheche social e i commenti indignati delle donne italiane ci inondano come il ciclo mestruale.
Parole forti, tabù che vengono infranti. Mestruazioni, vulva. Sia mai, queste parole, vengano pronunciate a voce alta! La campagna pubblicitaria della Nuvenia è un inno al femminismo, è arte, è rompere tabù che le donne italiane non sono ancora pronte ad accettare. Una comunicazione che urla “La patata è la mia e ci faccio quello che voglio!”. Le pesche dello spot saranno anche mature ma i nostri tempi sono ancora acerbi.
Da anni sostengo, mi batto, divulgo immagini da #vivalavulva. Lo faccio perché sono una donna, sono una creativa, femminista e fiera del mio corpo. Perché mai dovrei vergognarmi di un’opera d’arte come la vagina? Perché dovremo vergognarci di avere il ciclo che è la prova che, noi donne, siamo in grado di generare la vita? La vita signore, mica pizza e fichi.
La campagna Viva La Vulva ha suscitato un mare di polemiche: “vergognosa”, “volgare”, “schifo”. Insomma alle italiane fa schifo essere femmine o meglio, fa schifo rendere omaggio a quella parte che ci rende femmine. In questi giorni è divampata un’altra polemica, il tutorial di una nota trasmissione pomeridiana che ci insegna a essere sexy e rimorchiare al supermercato. Trasmissione sospesa e critiche da ogni parte. Quello stereotipo femminile dovrebbe farci incazzare (passatemelo questo termine, asteriscarlo non mi renderebbe soddisfatta) non mostrare la nostra femminilità.
Forse sono avanguardista e mi aspetto critiche da generazioni precedenti, che so, mia zia ottantenne che ancora si raccomanda che io non faccia il bagno in quel periodo. Ah! a casa mia lo chiamano Giovanni, sia mai i nostri padri o fratelli o cugini capiscano che siamo mestruate!
Viva La Vulva: naturale, rasata, piccola, grande, chiara, scura, sensibile… c’è solo una vulva perfetta, la tua!
Il messaggio che la campagna vuole divulgare è che comunque tu ce l’abbia è sempre perfetta e devi andarne fiera. Purtroppo molte di noi, fiere non ne vanno. Più nascondiamo la vagina e meglio è. Però se a imperversare nella comunicazione sono simboli fallici, elogi alle menti creative e standing ovation alle aziende. La femminilità non è il tacco a spillo, non sono le gonne corte, i vezzi e i rossetti, la femminilità è anatomia, quella parte che ora chiamano “irrispettosa”, “oscena”. Perché ci vergogniamo tanto di noi stesse? Meglio rappresentarci ai fornelli o mentre stiriamo che mentre ci cambiano un assorbente? La nostra essenza ci inorridisce dopo anni di censure e di mala educatión (citando un titolo di Almodóvar).
Non è la prima volta che Nuvenia cerca di combattere i pregiudizi che ancora persistono nel mondo delle donne e io, da creativa, mi auguro che persista, perché prima o poi i tempi matureranno e potremo gridare: “Ho le mestruazioni” e non per indicare che siamo isteriche ma per rimarcare, fiere, che siamo donne!